Recensioni ciné : MAX PAYNE

“Max Payne” è la trasposizione cinematografica di uno dei videogame più famosi degli ultimi anni.
Il gioco, uscito nel 2001, possedeva molte attinenze ad una pellicola cinematografica: una solida trama che prendeva spunto dalla letteratura noir, un antieroe coinvolto in un mondo sommerso fatto di droga, misticismo e violenza.

Ma il regista John Moore realizza una pellicola che non ha molte attinenze con il videogioco mettendo l’azione, caratteristica peculiare del videogame, troppo in secondo piano. Non aiuta neanche il famoso “bullet-time”, lo slow motion già visto in “Matrix”. In realtà sembra di assistere ad una scialba copia di “Sin City”, ritrovandoci così in una città eternamente nel buio della notte e coperta dai fiocchi di neve (ben realizzati dalla computer grafica). Ma “Max Payne” mantiene un suo ritmo narrativo, merito soprattutto di una buona ambientazione noir: la fotografia dai toni bluastri di di Jonathan Sela, gli interni semi-illuminati, reggono il clima di attesa del compimento della missione-vendetta del protagonista. Mark Wahlberg, nel ruolo dell’antieroe, diventa però una pedina di una sceneggiatura che l’ha voluto cupo e vendicativo, limitando la sua interpretazione a ben poche sfaccettature. La bond girl Olga Kurylenko interpreta Natasha, un personaggio di secondo piano, limitando così il suo personaggio a bellezza da contorno. Miglior fortuna trova Mila Kunis, nel ruolo della sorella di Natasha, anch’ella desiderosa di vendetta.

La mancanza di una solida narrazione è dovuta probabilmente all’assenza di qualcuno del team che realizzò il videogame, ed il film risulta così privo di legami pertinenti con lo splendido gioco dal quale è stato tratto. Gli elementi che in maggior misura contrastano con l’atmosfera noir del film sono proprio le visioni di angeli neri alati che sembrano capitati lì per caso.

“Max Payne”, purtroppo, rientra nella categoria di trasposizioni cinematografiche da videogame non riuscite, offrendo un film appena dignitoso, ma fatalmente incapace di catturare sia l’appassionato videogiocatore che l’amante di cinema. Rimane, dunque, una pellicola appena sufficiente che poteva davvero diventare qualcosa da ricordare nel tempo.