Funny Games

Può avere un senso? Sì e ne ha molti se il film di cui si parla è Funny Games. Haneke aveva dichiarato che quest’operazione aveva come fine quello di mostrare il film a più persone, che non avevano visto l’originale, e di volerlo girare in inglese, la lingua propria della violenza.
Conoscendo un pò il regista si capisce subito che però c’è sotto qualcosa di più grande a livello teorico.


Haneke dimostra come ancora oggi il suo film sia estremamente attuale, dopo un decennio in cui la violenza è si è sempre più esplicitata. Ancora oggi, il film riesce ad angosciare come nessun altro (tra i recenti), e rende ancor più solide teorie ed interpretazioni fatte sull’opera del 1997 (che ti porta, forse, ad apprezzare ancora di più), sia per le situazioni mostrate, sia per i personaggi: citando, in questo senso, il sempre grandioso Federico Gironi <<Quello che ci fissa dallo schermo, guardando diritto in camera e rivolgendosi direttamente a noi, ponendo domande e ridendo delle supposizioni e delle interpretazioni che vengono date, non è allora Michael Pitt oggi come non era Arno Frischallora. È lo stesso Haneke. Che, sornione e spietato, si e ci sfida a riconoscere l’inconoscibilità della verità. La verità sul suo film e forse sul mondo tutto>>.